ALCUNI ASPETTI ECONOMICI DURANTE
IL VENTENNIO FASCISTA
IL MIRACOLO ECONOMICO DEL REGIME
FASCISTA
da BENITO MUSSOLINI, L'UOMO DELLA PACE - DALLA MARCIA SU ROMA ALL'ASSALTO
AL LATIFONDO. Cap. XXXV. Guido Mussolini e Filippo Giannini
"Sotto il dominio fascista, ci viene detto,
l’Italia subì un rapido sviluppo capitalista con l’elettrificazione
dell’intero paese, lo sviluppo e il fiorire delle industrie dell’automobile
e della seta, la creazione di un moderno sistema bancario, la prosperità
dell’agricoltura, la bonifica di notevoli aree agricole (...), la costruzione
di una larga rete di autostrade ecc. (...). Il rapido progresso dell’Italia
dopo la 2a guerra mondiale e il fatto che oggi è già in marcia
verso uno sviluppo intensivo capitalistico sarebbe impensabile senza i
processi sociali iniziati durante il periodo fascista". Così
Mihaly Vajda scrive in The Rise of Fascism in Italy and Germany.
Può sembrare poco credibile, ma l’ulteriore
sferzata di dinamicità alla politica mussoliniana venne impartita
proprio per battere la "grande crisi". E i "meccanismi messi
in opera, per la fantasia istituzionale che questi dimostrarono, per il
successo complessivo da essi ottenuto" (Giuseppe Galasso).
Si può dire che ampie aree della penisola
erano affogate in malsaniche paludi; chi era costretto a vivere in quelle
zone raramente superava il quarantesimo anno d’età. Queste aree
insalubri si estendevano dal Veneto all’Emilia-Romagna, dalla Maremma toscana
all’Agro Pontino, dalle pianure del Garigliano, del Volturno, del Sele
al Tavoliere delle Puglie e alla Basilicata, dalla Piana di Sibari alle
terre della Sila e del Neto. E così per la piana di Catania e per
il Campidano in Sardegna. Questa era la situazione del nostro territorio
sino a quando non vennero intraprese gigantesche opere di bonifica, di
trasformazione fondiaria, di risanamento del territorio.
Così, quando negli anni Trenta tutto il mondo
era soggiogato dalla profonda crisi economica, in Italia ebbe inizio un’attività
frenetica i cui benefici si proietteranno nei decenni a venire.
È impossibile elencare in poche pagine quanto
allora fu compiuto; ricorderemo solo alcune realizzazioni, ripromettendoci
di citarne altre in "appendice".
Abbiamo già ricordato che nel primo dopoguerra
il ritorno dei combattenti fu caotico e deludente. Le riforme promesse,
quando i contadini erano al fronte, si rivelarono semplici parole. L’unica
concreta iniziativa governativa fu la creazione, nel 1917, dell’Opera Nazionale
Combattenti (ONC), concepita per facilitare l’inserimento nella vita civile
dei reduci. L’ONC fu, negli anni dell’immediato dopoguerra "solo uno
strumento di sottogoverno e ai braccianti disoccupati non restò
che occupare con la forza quella terra che, seppur promessa, sembrava impossibile
ottenere democraticamente" [6,445].
Il fascismo trovò anche tale questione irrisolta.
Ci volle la saggia politica agraria ispirata e pilotata
da Arrigo Serpieri che promosse numerose leggi di carattere fondamentale,
tra le quali, le più importanti: la legge N° 3256 del 30/12/23,
sulla bonifica idraulica e della difesa del suolo; la legge N° 753
del 18/5/24 sulle trasformazioni agrarie di pubblico interesse.
Serpieri venne eletto deputato al Parlamento nel
1924, incarico rinnovato fino al 1935 quando fu nominato Senatore del Regno
e capo della Commissione Agricoltura. Dal Senato fu epurato nel dopoguerra
dal Governo Bonomi perché fascista (45/4).
Come Sottosegretario di Stato organizzò e
diresse i servizi per la prima applicazione della legge N° 3134 del
24/12/28 ("Legge Mussolini") per la "Bonifica integrale",
le cui opere vennero affidate all’ONC.
Le prime bonifiche, con impianti idrovori per il
sollevamento delle acque, ebbero inizio nel basso Veneto e in Emilia. Nuova
terra venne posta al servizio dell’agricoltura e, con essa, si crearono
nuovi posti di lavoro.
Dal suolo bonificato sorgono irrigazioni, si costruiscono
strade, acquedotti, reti elettriche, opere edilizie, borghi rurali ed ogni
genere di infrastrutture. Con questa tecnica la bonifica di Serpieri va
ben al di là del semplice prosciugamento e diventa strumento di
progresso economico.
Dalle Paludi Pontine sorsero "in tempi fascisti"
(così detti per indicare "in poco tempo") vere e proprie
città: Littoria, inaugurata il 18 dicembre 1932, Sabaudia (giudicata
uno dei più raffinati esempi di urbanistica razionale europea) il
15 aprile 1934; Pontinia, il 18 dicembre 1935; Aprilia, il 29 ottobre 1938;
Pomezia, il 29 ottobre 1939. Nell’Agro Pontino furono costruite ben 3040
case coloniche, 499 chilometri di strade, 205 chilometri di canali, 15.000
chilometri di scoline. Furono dissodati 41.600 ettari di terreno, furono
costruiti quattordici nuovi borghi che portano il nome delle principali
battaglie alle quali parteciparono i nostri fanti.
La bonifica di Maccarese, nell’Agro romano, è
un’altra importante realtà: un’"azienda modello" agricolo-zootecnico-vivaistica,
sorse su oltre 5 mila ettari di terreni bonificati con centinaia di case,
campi sperimentali, caseifici, cantine sociali: tutto gestito da oltre
1500 lavoratori tecnici ecc.
La "bonifica integrale" continuava senza
soste: quella dell’Isola Sacra a Roma, con la fondazione di Acilia e di
Ardea; quella dove poi sorgeranno Fertilia (Sassari), Mussolinia (oggi
Arborea-Oristano); quella del Campidano (Cagliari), quella di Metaponto
(Matera). E così le bonifiche si estenderanno in Campania, Puglie,
Calabria, Lucania, Sicilia, Dalmazia.
Non possono essere dimenticate le grandi opere realizzate
in Somalia, Eritrea e in Libia; a solo titolo d’esempio citiamo il lavoro
svolto da Carlo Lattanzi che visse per oltre quarant’anni sulla "Quarta
Sponda". Si deve alla sua instancabile attività la bonifica
e la messa a coltura di ampie aree a grano, oliveti, vigneti, frutteti
ecc. su oltre 2600 ettari di terreni aridi e sabbiosi.
Un cenno merita anche la gigantesca opera realizzata
dall’ingegnere idraulico Mario Giandotti: un poderoso canale che, attingendo
acque dal Po, irriga ampie aree di terreni coltivati nelle province di
Modena, Mantova, Bologna, Ravenna, Forlì. Oltre 340 chilometri di
canali danno vita a ben 325 mila ettari di terreno.
Armando Casillo (dal cui lavoro abbiamo attinto
alcuni dati) riporta i risultati delle bonifiche e delle leggi rurali.
Ecco un sommario elenco: 5.886.796 ettari bonificati, tra il 1923 e il
1938, un confronto è necessario fra il periodo pre-fascista, quando
in 52 anni nell’intera Penisola furono bonificati appena 1.390.361 ettari.
A queste vanno aggiunte quelle delle colonie, dell’Etiopia e, poi, dell’Albania.
Si aggiungano 32.400 chilometri di strade; 5.400 acquedotti; 15 nuove città
e centinaia di borghi; oltre un milione di ettari di terreno rimboscati;
un milione di fabbricati rurali; l’incremento della produzione che passò
da 100 a 2.438; il lavoro agricolo per ettaro che aumentò da 100
a 3.618; i lavoratori occupati nelle opere di bonifica e nei nuovi poderi
superavano le 500 mila unità. Né va dimenticata la sconfitta
della malaria che causava, come già ricordato, centinaia di morti
ogni anno.
Un altro dato significativo sulla qualità
tecnica raggiunta nel settore agricolo dal nostro Paese, è la comparazione
fra i 16,1 quintali di frumento per ettaro raggiunto nelle terre bonificate
e la produzione statunitense, considerata la migliore, ferma a 8,9 quintali/ettaro.
"L’attribuzione ai braccianti di poderi nelle
zone di bonifica è il fiore all’occhiello della politica rurale
fascista. Come si vede, traguardi che cambiarono il volto dell’Italia"
(Armando Casillo).
Ma la spinta impressa da Mussolini è volta
a nuove mete. La mattina del 18 dicembre 1932 il Duce lascia Roma in auto
per recarsi ad inaugurare il nuovo Comune di Littoria. Ecco alcuni passi
del discorso inaugurale [4,XXV,184]: "Camerati! Oggi è una
grande giornata per la rivoluzione delle Camicie Nere, è una giornata
fausta per l’Agro Pontino. È una gloriosa giornata nella storia
della nazione. Quello che fu invano tentato durante il passato di venticinque
secoli, oggi noi stiamo traducendo in una realtà vivente. Sarebbe
questo il momento di essere orgogliosi. No! (...). Abbiamo vinto la nostra
prima battaglia. Ma noi siamo fascisti e quindi più che guardare
al passato siamo sempre intenti verso il futuro. Finché tutte le
battaglie non siano state vinte, non si può dire che tutta la guerra
sia vittoriosa. Solo quando accanto alle cinquecento case oggi costruite,
ne siano sorte altre quattromilacinquecento, quando accanto ai diecimila
abitatori attuali vi siano i quaranta-cinquantamila che noi ci ripromettiamo
di fare vivere in quelle che furono le paludi pontine, solo allora potremo
lanciare alla nazione il bollettino della vittoria definitiva".
Quindi il Duce elenca i nomi delle nuove città
che stanno sorgendo: "Sarà forse opportuno ricordare che una
volta, per trovare lavoro occorreva varcare le Alpi o traversare l’Oceano.
Oggi la terra è qui a mezz’ora soltanto da Roma. È qui che
noi abbiamo conquistato una nuova provincia. È qui che abbiamo condotto
e condurremo delle vere e proprie operazioni di guerra. È questa
la guerra che preferiamo. Ma occorre che tutti ci lascino intenti nel nostro
lavoro".
Si può ben dire che negli anni della bonifica
integrale "tutto il territorio italiano era un’enorme, bruciante,
palpitante, esaltante operante fucina di opere, azionata da braccia, da
idee, da inesauribile volontà di cambiare il volto a un’Italia rurale
che aveva dormito per secoli" (Casillo).
L’elenco più completo di città e borghi
costruiti in quel periodo è posto alla fine di questo capitolo.
Volendo ricordare la nascita del "Lido di Milano",
possiamo usare le semplici ed espressive parole di Don Franco Giuliani,
autore del libro Tutte le opere del Duce Volume III: "Milano non ha
il mare, non l’ha mai avuto, ma il Duce ha "creato" il mare,
ecco come.
Nel 1927 (23 giugno) varò una legge, la 1630,
per la realizzazione di un "Idroscalo" per la città di
Milano. Vero mare, perfino salato, arenile, pini marini, bagnanti, bagnini.
Realizzazione ardita che solo il Duce poteva permettersi di portare a termine.
L’"Idroscalo" è un grande canalone
lungo 3 Km e largo 300 metri con 300 di testata per le manovre dei velivoli.
Il bacino occupa una superficie di 610.000 mq. È alimentato da acque
sorgive.
L’Idroscalo è sempre stato segnalato come
pantano. Il Duce l’ha trasformato in bacino, un lago, una "fetta"
di mare con tutte le caratteristiche marine (...).
Questo spettacolare miracolo fu inaugurato nel 1930,
il 5 luglio.
L’arenile ha 100 cabine, ha il suo "lungomare",
con alberi intorno, alberghi, Luna Park, campi sportivi, prati. Al centro
del bacino vi è un’isoletta che può essere raggiunta facilmente
con una barca e trovarvi ogni divertimento".
* * *
Sempre in piena "congiuntura economica"
la nostra fantasia produttiva veniva riconosciuta ovunque. Il 22 dicembre
1932, il deputato laburista inglese Lloyd George rimproverava il suo Governo
di inerzia e lo spronava, per risolvere i problemi della disoccupazione,
proponendo di "fare come Mussolini nell’Agro Pontino".
Ancora più incisivamente il giornale Noradni
Novnij di Brno, il 15 dicembre 1933, scriveva: "Con successo infinitamente
superiore a quello annunciato per il suo piano da Stalin, in Russia si
è fatta un’opera di costruzione, ma in Italia si è compiuta
un’opera di redenzione, di occupazione. All’altra estremità dell’Europa
si costruiscono enormi aziende, città gigantesche, centinaia di
migliaia di operai sono spinti con folle velocità a creare un’azienda
colossale per il "dumping" (rifiuti - ndr) che dovrà portare
la miseria a milioni di altri paesi europei. Mentre invece in Italia il
piano Mussolini rende una popolazione felice e nuove città sorte
in mezzo a terre redente, coperte ovunque di biondi cereali".
I consensi non riguardavano solo i metodi usati
dal Governo italiano per superare la "crisi congiunturale", ma
essi partivano dagli anni precedenti.
Lo svedese Goteborgs Handels del 22 marzo 1928,
scriveva: "Non si può davvero non restare altamente sorpresi
di fronte al lavoro colossale che il governo fascista viene svolgendo con
una incredibile intensità di energica: amministrazione pubblica
radicalmente cambiata, ordinamento sociale posto sulla nuova base della
organizzazione sindacalista, trasformazione dei codici, riforma profonda
della istituzione e un tipo di rappresentanza nazionale affatto nuovo negli
annali del mondo".
Il coro di meravigliati consensi andava dalla Bulgaria
al Giappone, dalla Cina alla Francia.
Il londinese Morning Post del 29 ottobre 1928: "L’opera
del fascismo è poco meno che un miracolo". Il prestigioso Deily
Telegraph del 16 gennaio 1928: "Il fascismo non è soltanto
uno sforzo verso un nuovo sistema politico, ma un nuovo metodo di vita.
Esso è perciò il più grande esperimento compiuto dall’umanità
dei nostri tempi".
Altri dati rivelano che quanto si scriveva nel mondo
era ben meritato. Nel 1922 i braccianti erano oltre 2 milioni: nei primi
anni del ’40 il loro numero si ridusse a soli 700 mila unità, gli
altri erano divenuti proprietari, mezzadri o compartecipi di piccole o
grandi aziende. Nella sola Sicilia i proprietari terrieri passarono dai
54.760 del 1911 a 222.612 del 1926. Questo è un ulteriore dato che
può far meglio comprendere lo sforzo compiuto in quegli anni.
Possiamo quindi dire che l’obiettivo politico fu,
almeno in gran parte, centrato. Questo avveniva mentre nel mito marxista
la collettivizzazione delle terre risultava fallimentare e affogata nel
sangue e nella disperazione. Mussolini a Carlo Marx contrapponeva il contadino
compartecipe della produzione.
Nacquero così, soprattutto nel Mezzogiorno
d’Italia, nuovi ceti di piccoli proprietari, superando i motivi della "lotta
di classe" e creando lo "strumento di pace e di giustizia sociale".
* * *
Elenco di città e borghi sorti durante il governo Mussolini
(Molte fra le località indicate sono rimaste
semplici aggregati di case che dopo la fine del fascismo non hanno avuto
ulteriore sviluppo).
Littoria: oggi Latina, fondata il 30 giugno ed inaugurata
il 18 dicembre 1932. Sabaudia: fondata in onore della dinastia Savoia il
5 agosto 1933 ed inaugurata il 15 aprile 1935. Pontinia: fondata il 19
dicembre 1934 ed inaugurata il 18 dicembre 1935. Aprilia: fondata il 25
aprile ed inaugurata il 29 ottobre 1938. Pomezia: fondata il 22 aprile
1938 ed inaugurata il 28 ottobre 1940. Mussolinia di Sardegna nell’oristanese,
fondata nel 1930 e divenuta Arborea nel dopoguerra. Fertilia: nei pressi
di Alghero. Mussolinia di Sicilia: inaugurata nel 1939, oggi divenuta Case
M...olinia. Segezia: in Basilicata. Marconia: in Lucania nei pressi di
Pisticci. Metaurilia: fondata nel 1938 presso Fano. Volania: nel ferrarese.
Acilia nei pressi di Ostia fondata nel 1939. Carbonia: in Sardegna fondata
il 17 dicembre 1938. Tirrenia: nei pressi di Livorno. Guidonia: inaugurata
nel 1938. Cervinia: in Val d’Aosta sorta nel 1936. Felicia: oggi la slovena
Cvic. Arsia: fondata il 27 ottobre 1936, in Istria, oggi Resa.
Nel 1938 andarono in Libia 20 mila nostri agricoltori
e trovarono pronti 26 villaggi agricoli: Olivetti, Bianchi, Giordani, Micca,
Tazzoli, Breviglieri, Marconi, Garabulli, Crispi, Corradini, Garibaldi,
Littoriano, Castel Benito, Filzi, Baracca, Maddalena, Aro, Oberdan, D’Annunzio,
Razza, Mameli, Battisti, Berta, Luigi di Savoia, Gioda.
Altri dieci villaggi libici nei quali berberi e
indigeni imparavano dai nostri agricoltori a far fruttare la terra: El
Fager (Alba), Nahima (Deliziosa), Azizia (Profumata), Nahiba (Risorta),
Mansura (Vittoriosa), Chadra (Verde), Zahara (Fiorita), Gedina (Nuova),
Mamhura (Fiorente), El Beida (la Bianca) già Beda Littoria.
da BENITO MUSSOLINI, L'UOMO DELLA PACE - DALLA MARCIA SU ROMA ALL'ASSALTO
AL LATIFONDO. Guido Mussolini e Filippo Giannini
Anno di Edizione: 1999. Greco&Greco editori. (Indirizzo
e telefono: vedi EDITORI)